Con un post sui suoi account social, il numero 1 al mondo, Jannik Sinner, ha annunciato che non parteciperà ai Giochi Olimpici a causa di una tonsillite. La notizia era nell’aria dato che aveva già rimandato la partenza, prevista per martedì 23.
Come sempre, quando si tratta di Jannik Sinner, non sono mancate le polemiche tra addetti ai lavori e non.
Ma facciamo un passo indietro a settembre 2023 quando Jannik rinuncia ad un’abbordabile fase a gironi di Coppa Davis contro Canada, Cile e Svezia. La Gazzetta dello Sport alza subito un polverone, pubblicando tre articoli in pochi giorni e dedica la copertina del settimanale Sport Week a Sinner titolando “Caso Nazionale” chiedendo addirittura le scuse pubbliche e definendolo “peccatore”, giocando sulla traduzione del suo cognome.
Analizzando meglio la sua rinuncia, dobbiamo considerare che la Coppa Davis è stata inserita nel calendario subito dopo la lunga trasferta estiva in Nord America, durante la quale Jannik ha partecipato e vinto il Master 1000 di Toronto, per poi affrontare i meno fortunati tornei di Cincinnati e US Open, dove è stato battuto da Zverev in cinque set, finendo il match sfinito e in preda ai crampi.
Ricordiamo inoltre che, per quanto sia un torneo ricco di storia e tradizione, la Coppa Davis non è minimamente paragonabile al torneo che fu. Inoltre, il fatto che sia stata inserita nel calendario in maniera quantomeno discutibile non incentiva gli atleti a parteciparvi.
Come sempre, Sinner risponde sul campo e, nella semifinale di Coppa Davis giocata a novembre, compie un’impresa battendo l’allora numero 1 al mondo, Novak Djokovic, annullando tre match point consecutivi. Il giorno successivo conclude l’opera, regolando con un netto 6-3 6-0 Alex De Minaur e regalando il punto decisivo alla squadra azzurra, che permette al team capitanato da Filippo Volandri di alzare la coppa a 47 anni di distanza dal primo e, fino a quel momento, unico successo italiano.
Il 2024 di Sinner inizia come meglio non si può, vincendo in Australia il suo primo torneo del Grande Slam, rimanendo imbattuto per 16 incontri consecutivi, striscia interrotta solo da Carlos Alcaraz, passando per il successo nel Master 1000 di Miami, fino al raggiungimento della prima posizione nel ranking ATP, evento unico nella storia del tennis italiano.
Dunque Sinner-Italia amici come prima? Neanche per sogno.
A Wimbledon si riaccendono le polemiche dopo la sconfitta nei quarti di finale contro Medvedev, maturata in 5 set con Sinner visibilmente debilitato. Jannik viene accusato di essersi ammalato per andare a vedere la partita della sua fidanzata, Anna Kalinskaya, finita poi nel mirino degli espertissimi tifosi da tastiera. Come sempre Sinner non risponde alle polemiche.
Veniamo ora all’ultimo “scandalo nazionale”: la rinuncia ai Giochi Olimpici.
Piccola premessa: per quanto se ne dica, il torneo di tennis delle Olimpiadi non ha né la storia né il fascino di un torneo dello Slam. Basti pensare che è tornato ad essere sport olimpico solo ai Giochi di Seoul del 1988, e che dal 1968 al 1988 era solo uno sport di esibizione. A questo bisogna aggiungere che il torneo non dà punti ATP e il montepremi è pari a zero. Non ci deve confondere l’ossessione di Djokovic nei confronti di questo torneo. Parliamo di un campione che ha vinto 24 Slam, leader di tutti i tempi, e che vede nel suo palmares l’assenza solo dell’oro olimpico.
Come ha ampiamente detto e ribadito, la priorità di Sinner sono i tornei dello Slam e andare a Parigi a poche settimane dall’inizio di US Open, venendo da un periodo tutt’altro che positivo sotto l’aspetto fisico, sarebbe stato un rischio troppo alto per l’ultima parte della stagione. Sono certo, tuttavia, che se Jannik fosse stato al 100%, non avrebbe mai rinunciato al torneo, considerando che era senza dubbio uno dei primi 3 favoriti per la conquista dell’oro.
C’è poi l’ultimo punto che voglio toccare: la differenza di trattamento ricevuta da Sinner in quest’occasione, venendo attaccato da tutte le parti, al contrario di quanto successe con Berrettini in occasione di Wimbledon 2022, quando risultò positivo al Covid pochi giorni prima dell’inizio del torneo, e fu definito sfortunato, com’è giusto che sia. Per quanto riguarda invece le loro vite sentimentali, i tifosotti italiani ma anche molti giornalisti non cambiano e forse non cambieranno mai. L’invidia di qualche mese fa nei confronti della relazione tra Berrettini e Melissa Satta è la stessa di oggi nei confronti di Sinner e Kalinskaya.
Per concludere, sarebbe ora che la Federazione iniziasse a difendere Jannik da queste pubbliche accuse, altrimenti non dovremo stupirci se chiuderà la porta alla nazionale, sia per la Davis che per i Giochi Olimpici.
Preserviamo Sinner, patrimonio del tennis italiano e mondiale.
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